Come qualcuno sa, nel 1984 ho portato in Italia Fidonet, la prima rete globale pre-internet rivolta ai non addetti ai lavori. L’avvento di Fidonet ha inaugurato il periodo storico della cosiddetta telematica amatoriale, dimostrando concretamente che i computer – oltre ad essere freddi macinatori di numeri – potessero svolgere anche funzioni sociali.
Nel dicembre del 1984 assieme al mio nodo, Fido Potenza aka South Italy CBBS, vi erano una decina di altri nodi, tutti localizzati fra Paesi Basse e Regno Unito. Dalla prima connessione fra Tom Jennings e John Madill erano passati solo pochi mesi, ma all’epoca le notizie non viaggiavano con la celerità di oggi. Le uniche fonti erano cartacee: le riviste di settore.
Fidonet usava una tecnologia store-and-forward, che per quanto oggi possa sembrare rudimentale, per l’epoca era decisamente avanzata (per chi fosse curioso, c’è tutto su fidobbs.it). Peraltro è un esempio di ottima progettazione, visto che le srutture dati originali sono passate indenni attraverso varie ristrutturazioni della topologia della rete – che è nata come lineare ed è ora a 4 livelli.
Il problema è che per poterla attivare, era una tecnologia che andava prima di tutto compresa e digerita… ma come? L’unica documentazione disponibile era un file di testo di 48k, molto scarno e stringato. Non c’erano molte alternative se non accedere ai sorgenti e seguire i flussi logici, per comprendere il funzionamento del software – che aveva molte funzioni non documentate. Ma, soprattutto, per avere gli strumenti per interfacciarsi con i modem telefonici dell’epoca, che pur rispondendo a grandi linee ai comani hayes erano molto diversi gli uni dagli altri. D’altro canto, all’epoca vivevamo in un mondo in cui il plug-and-play era ancora da definire, e la coesistenza pacifica di hardware e software dipendeva dalla conoscenza approfondita di entrambi gli ambiti.
Un lavoro di una complessità non indifferente, ma che aveva come sottoprodotto un risultato importante: quello di conoscere il funzionamento dei sistemi che si gestivano nel loro complesso in maniera estremamente approfondita – condizione fondamentale per gestirne l’operatività e pianificarne gli sviluppi.
Lavoro che richiede tempo ed impegno. Non nascondo che per l’implementazioni delle copie anastatiche delle prime due versioni di Fidonet che ho attive su fidobbs.it ne ho investito molto di più di quello che normalmente impiego per installare e configurare un server di posta elettronica basato su tecnologie correnti (dovecot postfix, rspamd, mariadb). In effetti, mi sono ritrovato nelle stesse condizioni in cui mi trovai nell’autunno del 1984: scarsissima documentazione e nessuno a cui poter chiedere anche un minimo briciolo di aiuto. L’idea di fondo, però, è che se c’è motivazione e competenza, il risultato si raggiunge: sia la fidonet V8 (giusgno 1984), che la V11 (agosto 1985) sono attive e raggiungibili in telnet, anche se scritte per funzionare solo con un ristretto set di modem telefonici.
L’esempio di Fidonet è comunque un caso limite: le mie ossa in ambito sistemistico le ho fatte su sistemi (Hp3000, Ultrix, Sinix, SCO Xenix, HP-UX, solo per citarne alcuni) la cui documentazione si misurava in metri lineari. E nonostante l’abbondanza, non è detto che poi sul quelle migliaia di pagine ci fosse scritto realmente proprio tutto. Ma è indubbio che la loro conoscenza approfondita ti consentiva di avere una visione d’assieme, che ti metteva nella condizione di affrontare e superare quelle difficoltà che non mancano mai nel nostro lavoro.
Ma perchè questo amarcord?
Questa mattina sulla mia timeline di facebook è passato un contenuto suggerito che, sostanzialmente, affermava la superiorità del modello Q&A (a la stackoverflow, per intenderci) sull’approccio classico basato sulla documentazione. Tesi dalla quale, chiaramente, dissento con forza.
Certo, il Q&A è sicuramente un tool molto utile in situazioni ben definite. Soprattutto in presenza di deviazioni dal comportamento atteso (leggi, bug). Ma l’apprendimento per Q&A produce una conoscenza sparsa, a macchia di leoprardo, che è facile intuire sia tutt’altro che ideale. Per fare il nostro lavoro in modo adeguato server invece una conoscenza solida es approfondita sia deglòi ambienti nei quali ci muoviamo, ma anche di quelli direttamente interconnessi che possono, in qualsiasi modo, interferire nella nostra attività.
Non solo risposte a domande, se e quando queste si dovessero presentare.
Nella foto, la documentazione cartacea di Sco/xenix system V (1987)