Ovvero: prendendo spunto dal caso ‘scuole’ di ieri, due considerazione ad alta voce sull’uso delle tecnologie moderne per la comunicazione per gli organismi territoriali.
Ieri, 2 febbraio, a seguito della nevicata della notte, le scuole di Potenza sono state chiuse. Nulla di nuovo sotto il sole, o meglio sotto la neve. Nonostante Potenza sia una città di montagna, dove la coltre bianca dovrebbe essere di casa, accade frequentemente che una nevicata notturna imponga lo stop alle lezioni.
Le motivazioni non mancano. Gli istituti scolastici del capoluogo servono buona parte dell’interland: la chiusura toglie dalla strada una grande quantità di veicoli, riducendo anche la possibilità di incidenti dovuti alle condizioni del fondo stradale.
In questi casi una larga fetta della cittadinanza, sia di Potenza che dei comuni limitrofi che usufruiscono dei servizi del capoluogo, si affida all’oracolo: il radiogiornale regionale Rai, che in questi casi intorno alle 7:15 apre con l’elenco dei comuni che hanno disposto la sospensione delle lezioni.
Ieri in questo elenco Potenza non c’era.
Scuole aperte oppure no? Il dubbio rendeva necessario un ulteriore controllo. Chi dispone di una connessione internet (sì, c’è anche qualcuno che non accede alla Rete) ha rapidamente provato ad accedere al sito web del Comune, per trovarlo funzionante a singhiozzo. Il messaggio di errore (Could not connect to MySql) lascerebbe supporre che il sito si sia seduto a causa di un rilevante numero di accessi, peraltro del tutto prevedibile stante lo stato di incertezza della larga fetta della cittadinanza interessata alla questione.
Sul sito, comunque, non c’era traccia di notizie in merito alla situazione neve.
Nel frattempo sulla rete tre RAI partiva Buongiorno Regione. Anche qui, elenco dei comuni che avevano disposto la chiusura delle scuole, che questa volta includeva anche Potenza.
Come è normale, la notizia ha iniziato immediatamente a rimbalzare prepotentemente sui vari canali social. Ma, mentre chi ha potuto ascoltare in diretta la notizia dalla TV ha potuto godere di una fonte sufficientemente attendibile, lo stesso non si può dire per chi ha appreso la notizia attraverso fonri alternative.
Per onor di cronaca, la notizia della chiusura è stata ufficialmente mediata su internet intorno alle 9 (il tweet è delle 8:58). Quindi, fra problemi di attendibilità e di ritardo nella comunicazione, una fetta di alunni si è comunque recata a scuola. Se lo scopo della chiusura era quello di alleggerire il traffico sulle strade innevate, il risultato non è stato centrato.
Quali riflessioni si possono fare su questa vicenda?
Un qualsiasi ente territoriale ha continue esigente comunicative, generalmente di tipo uno (l’ente) a molti (i cittadini destinatari della comunicazione). A me pare evidente che nel 2015 sia indispensabile disporre di procedure in grado di utilizzare in modo appropriato tutti i canali comunicativi che la tecnologia mette a disposizione, ovviamente in relazione ad ogni esigenza specifica.
Ogni media ha, infatti, le sue pecularità.
Radio e TV, ad esempio, sono autorevoli e tempestive, ma sono sincrone: richiedono che il destinatario del messaggio sia all’ascolto del canale al momento della comunicazione, e la cosa non è sempre possibile.
Internet, per contro, ha molte forme di comunicazione asincrona, cioè che una volta pubblicate sono disponibili per la fruizione in un momento qualsiasi.
Un esempio sono i siti web e le piattaforme di blogging (sia tradizionali che social, come Facebook e Twitter, che sono a tutti gli effetti forme di micro-blogging). Possono essere ancora più tempestive di radio e tv, perchè eliminano tutte le mediazioni fra chi origina la notizia ed i destinatari della comunicazione.
Hanno però due problemi.
Il primo è banale: non tutti hanno internet, e la cosa non è trascurabile.
Il secondo è di autorevolezza: al di là delle violazioni degli hacker, che certo non sono rare, internet è famosa per le burle e le leggende metropolitane, che in rete sono chiamate hoax. Informazioni ufficiali di rilevanza sociale dovrebbero essere immediatamente riconoscibili come tali e, quindi, trattate adeguatamente.
Nel caso in questione, sempre usando il ‘caso neve’ come esempio, il profilo Twitter del Comune non è verificato, su Facebook non vi è una pagina, che dovrebbe essere anch’essa verificata, ma un normale profilo utente. Sono situazioni che andrebbero rapidamente corrette per garantire l’ufficialità delle comunicazioni.
Dal mio punto di vista, poi, un corretto uso dei canali dei social network consiste nell’utilizzarli per rilanciare le notizie presenti sul sito web ufficiale dell’istituzione, che per definizione deve essere considerato autorevole.
Anche in questo caso, però, ci sarebbe molto spazio per migliorie, sia in relazione alla navigabilità del sito stesso, ma anche sul fatto che ad oggi non sia possibile accedervi con il protocollo https, che garantisce, con un canale sicuro, che il sito visitato sia effettivamente quello richiesto.
Oggettivamente si tratta di cose semplicemente realizzabili senza grossi sforzi.
La tecnologia attuale consentirebbe, però, di andare oltre, verso una comunicazione ancora più mirata e puntuale, di tipo push: una metodologia che consente all’informazione di raggiungere direttamente le persone interessate, e solo quelle, senza che sia il destinatario a doversi darsi da fare per cercarla.
Ad esempio, nel 2010 scrissi un applicazione ad hoc per un piccolo comune dell’interland potentino, che aveva come finalità proprio quella di veicolare tempestivamente le comunicazioni alla cittadinanza.
Vista l’eterogeneità dei destinatari e le tecnologie a disposizione in quegli anni, utilizza contemporaneamente più media tradizionali: email, sms e chiamate vocali. Ogni utente del servizio, che ovviamente è gratuito, può decidere quale tipologia di comunicazione ricevere, ed iscriversi ad uno o più canali di notizie, in relazione al proprio interesse ed alla localizzazione sul territorio comunale.
Attraverso questo software l’amministrazione può in qualsiasi momento inviare una comunicazione finalizzata, che sarà consegnata in pochi minuti solo a coloro che sono interessati a riceverla. Comunicazione che può essere bidirezionale: i destinatari possono infatti utilizzare lo stesso canale per rispondere o contattare l’amministrazione.
L’iniziativa, che è nata come una sorta esperimento, è stata molto apprezzata dalla cittadinanza. Si tratta di una esperienza che, per problemi di scala, non sarebbe direttamente applicabile ad una realtà delle dimensioni di un capoluogo di regione come Potenza. Dimostra, però, che analizzando le aspettative dell’utenza ed utilizzando le tecnologie, senza fermarsi alla prima taverna del già fatto, si possono accorciare le distanze fra amministrazione e cittadini.
Cosa che a me sembra una necessità imprescindibile al giorno d’oggi.
G.L.R.