Il PC è morto? E’ da un po’ di tempo che gli addetti al settore si interrogano sulla tendenza che vede i dispositivi mobili, come tablet e smartphone – ma anche netbook, soppiantare nell’interesse della grande massa gli ingombranti personal computer. Anche il gigante Microsoft, che con Windows 8 aveva scommesso sul fatto che, portando il look & feel dei dispositivi mobili sui PC domestici, avrebbe rivitalizzato il settore, si è trovata a fronteggiare la triste realtà del fatto che la sua mossa ne ha addirittura ulteriormente depresso le vendite.
Oggi è sotto gli occhi di tutti il fatto che l’evoluzione tecnologia sta trasformando quello che solo pochi anni fa era un oggetto di culto e desiderio in nulla più di un rifiuto ingombrante. Tanto che non è per nulla raro vedere i nostri cassonetti dei rifiuti affiancati da PC abbandonati, spesso anche funzionanti, ma non più adatti all’uso quotidiano.
Non credo, però, che molti siano a conoscenza di cosa significhi questo in termini di impatto ambientale. Lo smaltimento della tecnologia obsoleta è un grosso problema di cui poco si parla, e che ha risvolti etici non trascurabili. Una larga fetta di quanto scartato nei paesi opulenti viene abbandonato in Africa, dove i rifiuti tecnologici sono ammonticchiati in grandi discariche. Qui la popolazione residente li demolisce per recuperare ogni materiale utile, ma – utilizzando in questo processo tecniche rudimentali – libera sostanze estremamente dannose per chi opera e per l’ambiente tutto: vere bombe per la salute. Spesso si tratta di operazioni che violano normative europee, ma che vengono comunque messe in atto senza scrupoli. E’ una cosa a cui dovremmo pensare ogni qual volta pensiamo a liberarci di un qualsiasi prodotto hi-tech che riteniamo non più al passo con i tempi.
Il problema è che, spesso, non si tratta nemmeno di prodotti guasti, ma giusto non più al passo con i tempi. In un segmento di prodotto in cui in cui l’obsolescenza (spesso, anche programmata) è stata da sempre il principale motore propulsivo del mercato, in assenza di un concreto mercato dell’usato la discarica è spesso l’unica strada utile per liberare la casa da ingombranti oggetti non più utili.
Questo è oggettivamente uno spreco se consideriamo la realtà del mondo che viviamo. Abbiamo aree in cui risorse di questo tipo, opportunamente adattate, potrebbero essere di grandissima utilità. Mi riferisco particolarmente al mondo della scuola, dove da tempo è in corso un processo di eliminazione del cartaceo, ma che soffre di una penuria di strumenti di cui si rende conto solo chi la vive quotidianamente in prima persona. Oggi, nel 2013, le postazioni informatiche delle scuole continuano ad essere risorse preziose ed insufficienti, nonostante da quest’anno si sia decisa la dematerializzazione dei registri e dall’anno prossimo quella dei libri di testo.
Ci vuole poco per trasformare computer non più adatti all’uso personale, ma funzionanti, in unità idonee per le attività didattiche, utilizzando esclusivamente software libero, e non proprietario. E’ sufficiente prendere un vecchio PC ed installare il software adatto, come – ad esempio – la distribuzione linux ScuolaPup, per trasformare vecchi cadaveri di oltre dieci anni or sono in postazioni di lavoro fruibili. Per metterle in rete è possibile impiegare efficacemente adattatori powerlan, che oggi hanno un costo decisamente irrisorio, anziché impiegare complessi e costosi cablaggi strutturati
Il vantaggio per la società sarebbe duplice: da una parte ci alleggeriremmo del peso, sia per l’ambiente che per il portafoglio, derivante dallo smaltimento di un rifiuto. Dall’altro arricchiremmo la nazione di una risorsa utile a diffondere un segmento così importante della cultura del mondo di oggi. Per una ventina di euro di investimento ed una mezz’oretta di tempo, chiunque fosse in possesso di un PC obsoleto potrebbe trasformare un ammasso di ferraglia in un dono utile per la formazione dei nostri bambini.
Pensiamoci.